Cure a km 0? Per i pazienti sarebbero l’ideale. E’ quanto emerso lo scorso 25 maggio a Roma nell’ambito di Forum Pa in occasione della presentazione dello studio Censis-Arsenàl.it sugli effetti sociali della introduzione di servizi digitali in sanità. In particolare ci si è concentrati sul caso della sanità Veneta, dove negli ultimi anni è in atto un processo di modernizzazione “soft” ma molto attenta ai bisogni dei cittadini e degli operatori sanitari. Una scelta che sta dando ottimi risultati, se si considera che, a quanto è emerso, i cittadini sono meno sprovveduti di quanto si pensi, e che nell’ambito specifico della sanità digitale pongono massima attenzione all’accessibilità e disponibilità dei servizi. Una sorta di principio della “salute a casa tua”. Concetto radicato nelle convinzioni generali, perché collegato alle funzioni di orientamento e coordinamento che la famiglia, o l’ambiente primario di vita più in generale, svolge nel promuovere l’efficacia delle cure e l’assistenza necessaria a latere delle prestazioni sanitarie in senso stretto. Insomma, tutto ciò che contribuisce a rendere più agevole ed efficiente il rapporto tra sistema dei servizi e utenti, ivi comprese le loro famiglie e la comunità di riferimento, è caldamente benvenuto e sostenuto in quanto rientra nell’ambito degli sforzi necessari per realizzare una vera presa in carico totale, tempestiva e completa del caso di malattia, e in questo senso sono molto ben accolte le innovazioni supportate dalle tecnologie, come i punti unici di accesso, i percorsi il più possibile lineari, la facilità di uso.