Lo stato dell’arte del “fascicolo sanitario elettronico”

Aumenta, anzi, raddoppia la conoscenza dei comuni cittadini in relazione al “FSE”, ovvero il “Fascicolo sanitario elettronico” (o fascicolo digitale): stando ai dati dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Polimi, in collaborazione con Doxapharma, il 32% degli italiani –su un campione di 1000- ne ha almeno sentito parlare di Fse, contro la metà dell’anno scorso. Senza dubbio ha contribuito la firma del Dpcm 29 settembre 2015, n. 178, entrato in vigore a novembre, recante “Regolamento in materia di fascicolo sanitario elettronico”. Sempre basso, però, resta il livello di utilizzo attivo, che si attesta al 5%. Bisogna anche dire che, ad oggi, sono solo poche le regioni italiane che hanno attivato il Fse: Emilia-Romagna, Lombardia, Puglia, Toscana, Sardegna, Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Trento, mentre altre 10 sono tuttora in fase di implementazione. Più conosciuta la ricetta elettronica, di cui due terzi dei cittadini hanno notizia e il 57% sa di cosa si tratta. Aumenta anche l’impiego dei servizi digitali da parte degli italiani, in particolare nella popolazione di età compresa tra i 35 e i 54 anni, che è più abituata a usare questi strumenti e, d’altra parte, inizia per ragioni anagrafiche a dover usufruire più massicciamente dei servizi sanitari. Gli strumenti digitali si usano soprattutto per la prenotazione di esami e visite (il 24% dei cittadini, +85% rispetto al 2015), per consultare documenti clinici e pagare le prestazioni sanitarie (rispettivamente dal 15% e dal 14% dei pazienti, +88% e +180% rispetto al 2015). Un terzo dei cittadini italiani utilizza internet per ricercare informazione e opinioni su problemi di salute e malattie.

 

Link Decreto Fse

http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/11/11/15G00192/sg

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