A proposito di CAM- Criteri Ambientali Minimi

La procedura europea del Green Public Procurement, GPP, è obbligatoria in Italia dal 2 febbraio 2016, a differenza degli altri Stati membri in cui è rimasta uno strumento volontario. I CAM sono diventati quindi la base obbligatoria per la costituzione dei capitolati tecnici, con un incremento progressivo scaglionato, a partire dal 2017 fino al 2020 anche nell’ottica di un’adesione sempre maggiore alla strategia europea dell’economia circolare. Cerchiamo ora di capire insieme cosa sono i CAM.  I Criteri Ambientali Minimi non sono una novità in assoluto, perché di loro già se ne conosceva l’esistenza ancor prima del nuovo Codice degli Appalti D.Lgs.50/2016. Infatti, antecedentemente a quest’ultima normativa, che li ha resi di fatto obbligatori, i CAM esistevano già, ma avevano un punteggio basso o addirittura nullo ed inoltre, se non se ne teneva conto anche nei criteri aggiudicazione, in definitiva non succedeva niente. Ora, come abbiamo già detto, sono divenuti obbligatori e la loro mancata applicazione rende il bando contro legge e quindi nullo. I CAM devono esser presi in considerazione anche ai fini dei documenti di gara dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Per alcune categorie merceologiche i CAM sono già stati definiti mentre per altre sono in via di definizione perché si sta cercando di individuare criteri che rispondano ai processi produttivi che ci sono dietro.  Seppur obbligatori i CAM non sono però l’unico parametro per l’aggiudicazione, il nuovo Codice indica infatti anche i così detti criteri premianti, quelli cioè riferiti ai criteri di legalità, di partecipazione delle piccole imprese, dei giovani professionisti, di imprese di nuova costituzione ecc…ed ancora l’individuazione di beni e servizi che presentano un contenuto impatto sulla salute e sull’ambiente. A questo punto il compito delle Pubbliche Amministrazioni deve diventare, in un certo qual modo, quello di invertire un trend. Ogni anno infatti le Amministrazioni Pubbliche europee spendono circa il 19% (circa 2000 miliardi di euro) del PIL comunitario in beni e servizi. Solo in Italia la spesa ammonta a circa 250 milioni di euro. E’ tempo quindi di prediligere l’eco-innovazione di prodotti e servizi e di aderire alle politiche del riutilizzo visto che orientare tutti gli acquisti della PA verso beni ecologici significherebbe incentivare le imprese a produrre beni e servizi sempre più sostenibili. Il Codice spinge inoltre verso la considerazione del ciclo di vita dei prodotti e dei servizi e alla valorizzazione delle forniture frutto del recupero di materiali scartati per la duplice finalità di produrre una riduzione dei rifiuti e allo stesso tempo contribuire alla chiusura del ciclo della materia.

di Maria Teresa Piras
Presidente A.R.P.E.S

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