Mentre ci si accapiglia (pur comprensibilmente) per la riforma costituzionale a colpi di “sì”, “no”, “forse”, in Italia c’è un grande malato che, nell’indifferenza quasi generale, sta esalando gli ultimi rantoli. Questo, almeno, è lo sconfortante quadro del Sistema Sanitario Nazionale tracciato da Anaao – Assomed, Associazione medici e dirigenti del SSN, secondo cui nessuno si sta preoccupando del rispetto dell’art. 32 della Costituzione, che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.” “A leggere quello che accade nei Pronto Soccorso cittadini, ed in particolare quanto avvenuto all’Ospedale San Camillo di Roma, ci si chiede se coloro che dovrebbero difendere questi diritti conoscano lo stato comatoso della sanità pubblica. O pensano che 70.000 posti letto in dieci anni siano evaporati per un sortilegio e non per l’effetto della mannaia dei tagli che hanno introdotto negli ospedali pubblici più moderni posti barella, quando non sedie o scrivanie, in attesa del cartello solo posti in piedi. Il dubbio è lecito dato che non crediamo che alcun giudice, anchorman, parlamentare o Ministro accetterebbe di morire in barella in un ambiente inappropriato insicuro e non dignitoso di un Paese civile”, sottolinea il segretario Anaao Costantino Troise. Che prosegue: “Il nostro Ssn sta precipitando, nel silenzio e nell’indifferenza, nel baratro dell’incapienza. Un’incapienza di posti letto, di medici, di infermieri, di spazi fisici, di risorse in conto capitale, di formazione. Siamo ai margini dell’Europa come numero di posti letto per mille abitanti, sotto la media UE per le risorse destinate alla Sanità. Il diritto ad essere curato in maniera appropriata ed in condizioni dignitose è diventato quasi un privilegio. A medici e infermieri spetta assumersi tutti i rischi ed assistere allo scempio quotidiano di un diritto fondamentale. Ai pazienti spetta invece il martirio che questo scempio comporta.”