L’Unione Europea chiede una maggiore formazione per la PA

L’UE chiede una formazione aggiornata ed adeguata, per coloro che gestiscono i contratti nella pubblica amministrazione e consiglia di favorire e diffondere aggiornamenti professionali di livello, e possibilità di carriera per incentivare l’impegno, e allo stesso tempo la gratificazione, di chi opera nel settore. Tutto questo l’UE lo ha scritto nella comunicazione del 3 ottobre 2017 dal titolo «Costruire un’architettura per la professionalizzazione degli appalti pubblici» partendo dalla riflessione che appalti pubblici efficienti, efficaci e competitivi costituiscono un elemento essenziale per il buon funzionamento del mercato unico e per gli investimenti europei. Da qui l’esigenza di professionalità specificatamente dedicate e formate a fare appalti pubblici. Per ottenere questo sono stati individuati dei punti, poi tradotti in consigli per gli stati membri. Si inizia dalla definizione delle responsabilità e dei compiti attribuiti alle istituzioni centrali, per arrivare alla raccomandazione di garantire una continuità tra cicli politici, fino alla richiesta di sostenere la specializzazione, l’aggregazione e la condivisione delle conoscenze.  Punto topico: la formazione e la gestione delle carriere dei professionisti degli appalti pubblici con la raccomandazione che tutto il personale della pubblica amministrazione coinvolto negli appalti per la fornitura di beni, servizi e opere abbia le qualifiche, la formazione, le competenze e l’esperienza necessaria al suo livello di responsabilità, oltre ad una strumentazione idonea al proprio lavoro. A questo proposito l’accento viene messo sulla digitalizzazione e sugli appalti elettronici. L’appalto pubblico deve ormai essere visto come una materia specialistica e inquadrato in una visione più ampia che tenga in considerazione l’intera economia che muove. Quella che la Commissione UE intende promuovere è quindi un’architettura della professionalità, di chi fa acquisti nella PA, che torni a ridisegnare figure professionali, come quella del provveditore economo, da tempo ormai deprofessionalizzata dagli indirizzi dati della normativa. Ora però resta da vedere se i consigli dell’UE avranno un seguito nel nostro paese e riusciranno a motivare la volontà politica di investire nella professionalità dei funzionari pubblici.

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