Bruxelles ha aperto nei confronti dell’Italia una procedura d’infrazione per la «mancata conformità del quadro giuridico italiano alle direttive del 2014 in materia di contratti pubblici» (le numero 23, 24 e 25).
La tirata d’orecchie è arrivata anche ad altri 14 Stati membri (Bulgaria, Cechia, Cipro, Croazia, Danimarca, Finlandia, Germania, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Romania, Svezia e Ungheria) in relazione alla conformità della loro legislazione nazionale alle norme dell’Ue su appalti pubblici e concessioni.
Nel nostro Codice degli Appalti sembrerebbe che eccezioni ( la lettera non è ancora pubblica) sono state fatte su diverse norme tra cui quelle riguardanti l’esclusione delle offerte anomale e i motivi di esclusione in gara.
Sul subappalto sono state evidenziate ben sei violazioni:
a) il divieto di subappaltare più del 30% di un contratto pubblico;
b)l’obbligo di indicare la terna di subappaltatori proposti;
c) il divieto per un subappaltatore di fare a sua volta ricorso a un altro subappaltatore;
d) il divieto per il soggetto sulle cui capacità l’ operatore intende fare affidamento di affidarsi a sua volta alle capacità di un altro soggetto;
e) i divieti per diversi offerenti in una determinata gara di fare affidamento presentare a sua volta offerta e per lo stesso soggetto di essere offerente e subappaltatore di un altro offerente;
f) divieto per gli offerenti di avvalersi sulle capacità dello stesso soggetto, per un potenziale subappaltatore indicato di altri soggetti quando il contratto riguarda progetti che richiedono opere complesse.
L’Italia, e gli altri 14 destinatari delle missive, hanno ora due mesi per rispondere alle questioni sollevate dalla Commissione. In caso di mancata azione in tal senso, Bruxelles potrà decidere di dare seguito alla procedura di infrazione con l’invio di un parere motivato.
All’arrivo della notizia della missiva di Bruxelles Ance, l’ Associazione nazionale dei costruttori, che già da tempo aveva segnalato alcuni profili di illegittimità delle norme italiane rispetto alle direttive ha così commentato: “La decisione della Commissione europea – ha detto il presidente dell’ Ance, Gabriele Buia – conferma quello che andiamo denunciando da anni e cioè che il Codice Appalti ha completamente fallito l’ obiettivo di riportare il settore dei lavori pubblici in Europa con regole semplici, chiare e trasparenti». Un attacco molto duro che lascia trapelare anche il malumore per il continuo rinvio dei provvedimenti di modifica da parte del governo”.