La Commissione Bilancio al Senato ha ricevuto degli emendamenti dalla maggioranza che chiedono di rivedere le norme in materia di esclusione dagli appalti per le imprese che hanno irregolarità fiscali e contributive. Quello che viene chiesto è di alzare la soglia (5mila euro) che fa definire grave la violazione e fa quindi scattare l’esclusione.
Il Decreto Semplificazioni, infatti, da una parte ha liberalizzato il ricorso all’affidamento diretto, snellendo le procedure di gara, ma dall’altra ha introdotto una stretta sulle cause di esclusione definendo che un operatore può essere escluso per violazioni gravi relative al pagamento (5mila euro) di imposte, tasse e contributi previdenziali non solo se tali violazioni sono definitivamente accertate ma anche se la Stazione Appaltante può adeguatamente dimostrare che l’operatore non ha ottemperato ai suoi obblighi.
Il limite è veramente troppo basso perché di fatto mette a rischio esclusione molti operatori soprattutto nelle gare di importo elevato. Ora con gli emendamenti presentati al Senato si chiede: di moltiplicare per 10 il valore della soglia di esclusione portandola così a 50mila euro; oppure che gli operatori potranno essere esclusi da un appalto nel caso in cui le Stazioni Appaltanti dimostrino il mancato pagamento di imposte, tasse e contributi previdenziali per un importo superiore al 2% dell’importo dell’appalto stesso; ed ancora di eliminare le disposizioni che consentono alle Stazioni Appaltanti di escludere gli operatori per irregolarità non definitivamente accertate ma dimostrabili adeguatamente.