Il Nadef, nota di aggiornamento del DEF, approvata nei primi giorni di ottobre dal consiglio dei ministri, contiene anche dei riferimenti in materia di contratti pubblici.
In particolare il documento fa cenno al decreto legislativo n. 50/2016 là dove afferma: “saranno riviste alcune disposizioni del codice degli appalti al fine di ottenere un quadro giuridico più lineare, che riduca l’incertezza interpretativa e applicativa delineando chiaramente le responsabilità degli amministratori”.
Tale menzione sembra rimandare alla problematica creatasi intorno al così detto “blocco della firma” quando cioè, un Rup mostra una certa resistenza nel decidere di apporre la sua firma in presenza di un contesto regolatorio non del tutto chiaro che potrebbero produrre danni erariali. Al fine di evitare questi rallentamenti viene auspicata una maggiore chiarezza delle regole fino a produrre una considerevole riduzione dell’incertezza interpretativa.
Sempre nel documento viene poi annunciato che il contenuto dello Sbloccantieri: “sarà oggetto di un costante monitoraggio per verificare il concreto impatto al fine di introdurre correttivi o integrazioni coerentemente con l’obiettivo di accelerare gli interventi programmati e in corso di realizzazione, contrastando, comunque, in ogni fase del procedimento, la corruzione e il pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata”.
Tale passaggio sembrerebbe precedere un nuovo restyling (il terzo in tre anni) del Codice del 2016 alla luce di un non ben chiaro monitoraggio (fatto da chi? E come?) del Codice degli appalti. C’è da chiedersi, a questo punto però a cosa servirà in seguito il regolamento attuativo, annunciato in precedenza, nello Sblocca cantieri.