Raffaele Cantone: relazione annuale sull’attività dell’ANAC

Raffaele Cantone, nella sua relazione annuale sull’attività dell’ ANAC nel 2016 ha voluto sottolineare che non bisogna “assecondare l’idea che gli appalti si possano fare solo con il ‘bollino’ dell’Anac” ed ancora che l’Anac non può e non deve essere considerato “un organismo che deve occuparsi di ogni forma di illegalità” sottolineando che si sono ingenerate “aspettative forse eccessive nell’opinione pubblica e negli operatori e anche qualche equivoco sui reali ambiti di intervento”. La relazione del 6 Luglio 2017 arriva a compimento di un triennio che ha rappresentato per l’Autorità una sorta di fase costituente ed oggi essa “è un’istituzione che, dismessi gli abiti della novità, è riconoscibile non solo alle amministrazioni pubbliche e agli operatori economici, ma anche a gran parte dei cittadini” ed è per questo che anche attraverso specifici atti, l’Anac ha recentemente scelto di “precisare ulteriormente e pubblicamente compiti e poteri dell’Autorità sia nei confronti degli istanti privati che nei confronti delle amministrazioni pubbliche”. In particolare sulle richieste di chiarimento o collaborazione in materia dei contratti pubblici da parte delle amministrazioni, Anac ha precisato “che le risposte saranno fornite solo se la questione posta è nuova e di rilevanza generale rimarcando che l’Autorità non è un consulente e che non si può sostituire alle scelte discrezionali dell’amministrazione”. Cantone ha poi presentato i numeri dell’attività svolta dall’Anac: “Lo scorso anno sono state avviate 845 istruttorie, soprattutto nei confronti di comuni, strutture sanitarie e società pubbliche, mentre pochissime (12) sono state le sanzioni irrogate, a conferma del loro utilizzo solo come extrema ratio”. Attenzione particolare l’ANAC l’ha avuta per il settore della Sanità che “per i tanti fatti di cronaca e le ingenti risorse investite continua a destare particolare preoccupazione”. Con la collaborazione del Ministero della salute e Agenas, è stato possibile individuare aree più soggette al rischio corruzione (gli appalti, i concorsi, l’accreditamento, la gestione dei proventi delle sperimentazioni cliniche, delle liste d’attesa e delle camere mortuarie) e si è cercato di intervenire e prevenire organizzando nel frattempo un piano ispettivo ad hoc. “Un’attività volta non a criminalizzare ma a preservare un settore che ha grandi eccellenze e che consente a tutti l’accesso alle cure”. Il presidente ha poi ricordato il primo Piano nazionale anticorruzione, emanato lo scorso anno e si soffermato sul tema della trasparenza nel pubblico impiego.

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