La sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato, nella sua relazione dal tema: “La gestione degli acquisti di beni e servizi da parte del Ministero della difesa e del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca” con focus sul periodo 2014-2017 e approvata con delibera n. 5/2020/G dello scorso 4 giugno, ha fatto emergere la necessità di ridurre le stazioni appaltanti, anche al fine di rafforzarne la competenza tecnica.
Tale relazione segue le due indagini già portate avanti, sullo stesso tema, in altre amministrazioni statali, per monitorare la qualificazione della spesa, così da garantire che l’uso delle risorse pubbliche sia non solo legittimo ma anche proficuo. Si legge nella relazione: “Per il buon andamento e la trasparenza dell’azione amministrativa i dati dovrebbero essere di immediata disponibilità.
Al contrario, la distribuzione degli affidamenti tra le possibili modalità non risulta adeguatamente monitorata dalle amministrazioni, così come il ricorso alle procedure aperte e ristrette è risultato poco rilevante”,
La Corte ha poi posto l’accento sugli acquisti sottosoglia rimarcando come la recente normativa abbia previsto il ricorso all’affidamento diretto, preceduto dal confronto tra almeno 5 operatori economici. È stato però evidenziato come l’elevato numero di contratti che rientrano nell’ambito di tale valore può produrre il rischio di sottrarre al mercato una percentuale significativa degli affidamenti, a discapito della libera concorrenza.
Sono stati poi presi in esame i servizi offerti da Consip dove si sono riscontrate criticità riconducibili alla mancanza di continuità tra la scadenza delle convenzioni e il rinnovo delle stesse, oltre a discordanze tra quanto previsto nelle condizioni generali e nella normativa.
Per i contratti-tipo presenti sul portale Mepa, viene poi segnalato come talvolta, risultino carenti di dettagli e viene pertanto richiesto il completamento con clausole aggiuntive.