Sanità, la centralizzazione continua: proprio nei giorni scorsi, a Roma, sono stati presentati al Mef i nuovi orientamenti della “spending review” del nuovo corso. Presenti il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, il titolare della Salute Beatrice Lorenzin e il commissario alla revisione della spesa Yoram Gutgeld, che ha inventato lo slogan “Dalla dieta ai corretti stili di vita”. Iniziamo coi numeri: 12,8 miliardi sono il totale della spesa stimata del comparto sanitario in questo 2016; 19, come abbiamo già sottolineato, le categorie di beni e servizi acquisibili “sopra soglia” soltanto attraverso i 33 enti aggregatori (Consip, Regioni e Province Autonome, città metropolitane) definiti con delibera 58/2015 dell’Anac, di cui una quindicina riferibili alla sanità; 51% la percentuale di spesa sanitaria aggregata stimata per il settore dei beni e servizi nel 2016, quindi poco più della metà della spesa complessiva. D’accordo, ma quanto si risparmierà? Stando ai dati Consip degli ultimi anni, molti vantaggi economici si sono già visti: in particolare, negli ultimi 5 anni vi sono categorie, come quella dei presidi per glicemia, degli angiografi fissi e dei mammografi, in cui il calo di prezzo ha superato il 40%, con una punta del 53% sui presidi per glicemia. Se poi si considerano i numeri complessivi del bandito, si scopre che negli ultimi 36 mesi tale cifra si attesta sui 25 miliardi di euro, di cui un quinto per la spesa sanitaria.