Assobiomedica continua a lanciare campanelli d’allarme sulla situazione del Sistema Sanitario Nazionale, e in particolare sulla crisi del biomedicale. Il 2 marzo scorso, in una lettera al premier Renzi, l’associazione che fa capo a Confindustria ha sottolineato come la stangata da 340 milioni del payback rischi di mettere a repentaglio la sopravvivenza delle piccole e medie del settore biomedicale. Si legge nel documento: «Tutti sostengono l’importanza della piccola e media impresa come fonte primaria di innovazione tecnologica e risorsa essenziale del tessuto sociale e produttivo del Paese», esordisce la lettera firmata dal vice presidente con delega per le pmi di Assobiomedica, Angelo Fracassi. Peccato che poi, si aggiunge nella lettera, con i voti di fiducia il Governo imponga al Parlamento di seguire per legge una legge che contraddice le promesse. Come accaduto ad agosto con il varo del payback. Misure «inique e sperequative pensate da chi non solo ignora il settore oggetto del provvedimento, ma anche le basilari leggi della domanda e dell’offerta». Secondo le imprese le gare d’acquisto avverranno «nel disprezzo della qualità del prodotto e del servizio ai cittadini». «Il payback determinerà la morte per asfissia della piccola e media impresa italiana o comunque operante in Italia», costringendo “le pmi a vendersi o a svendersi a favore degli oligopoli, quando non dei monopoli», e in un comunicato del 7 marzo apparso sul sito l’associazione rilancia: “Se tutta la Sanità ha deciso di fermarsi per 48 ore per denunciare la drastica diminuzione delle prestazioni offerte ai cittadini significa che siamo al capolinea. Sono anni ormai che il mondo della Salute, dai professionisti sanitari alle imprese, cerca di sensibilizzare le istituzioni sul lento peggioramento della nostra Sanità e senza un progetto serio e appropriato di sostenibilità del Servizio sanitario il rischio si fa altissimo. Sarebbe stato un buon inizio mettere in pratica il Patto per la Salute e invece ci ritroviamo a dover fare i conti con misure inique, inapplicabili e distruttive come quella del payback. E a farne le spese non saranno solo le imprese, ma anche i cittadini perché i tetti di spesa e il payback porteranno a una riduzione della spesa in dispositivi medici del 15%, quando senza di essi è impossibile erogare nessun tipo di prestazione sanitaria. Ma forse di questo il nostro Governo non ha ancora preso coscienza”.