E’ ormai un dato di fatto: gli appalti della Regione Sicilia verranno fatti dalle CUC delle altre Regioni. Il governo Musumeci ha deliberato il trasferimento, alle Centrali Uniche di Committenza di altre Regioni, il ruolo di bandire, al suo posto, le gare d’appalto per l’acquisto di beni e servizi, in modo particolare della Sanità. Ora serve solo la stipula delle convenzioni, poi per l’approvvigionamento delle aziende sanitarie e degli ospedali provvederà l’ARIA, la centrale di committenza della Regione Lombardia. Tale scelta è stata operata allo scopo di ridurre gli sprechi, sempre più evidenti in quella Regione, e discendenti dal ricorso a procedure poco coerenti con quelle che risultano essere le indicazioni del mercato, e non conformi agli standard maggiormente ottimali. Non è stato semplice convincere il Parlamento Siciliano che si è arreso solo di fronte alla certezza che questa poteva essere la strada percorribile per risolvere problemi, ormai cronicizzati, e per ridurre le differenze con le altre Regioni, velocizzando le procedure e tornando a creare dei risparmi significativi che si potranno poi reinvestire. Confimprese in una nota inviata alla Giunta Regionale ricorda come già da tempo sia stata sollecitata l’attenzione degli organi politici sull’operato della CUC –Centrale Unica Committenza-siciliana in particolare non solo per quanto riguarda le gare del settore sanità, ma anche per quelle dei servizi, che Confimprese ritiene essere in palese violazione con l’articolo 30 del Codice degli appalti visto che costantemente sono finite per escludere le piccole e medie imprese locali. A riprova di ciò, la maggior parte delle gare sono state bloccate. I dati che sembrano aver portato alla decisione di spostare gli appalti alle CUC di altre Regioni sono questi: la Centrale di committenza regionale della Sicilia non riesce a mettere a bando una percentuale sufficiente delle risorse, 2,4 miliardi degli 8,9 miliardi di spesa sanitaria regionale andrebbero spesi per l’acquisto di farmaci, vaccini, dispositivi medici e servizi. Il costo annuo per farmaci e vaccini è pari a 954,4 milioni di euro ma, ad oggi, sono state aggiudicate gare che coprono soltanto parte del fabbisogno. Stessa situazione si registra per i dispositivi medici. Nel 2018 la gara di 15 milioni per gli stent vascolare, pur essendo stata aggiudicata, non è mai partita perché non è stato stipulato il contratto. La gara per defibrillatori impiantabili attivi, (15,7 milioni) non è mai partita così come la gara di 6 milioni per protesi d’anca. È partita, ma non si è conclusa, la gara per pacemaker.