Verso un SSN innovativo: i “14 punti” dei sindacati

Il 28 giugno scorso le federazioni di categoria delle professioni sanitarie dei sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato a Roma l’incontro dal titolo “Un sistema sanitario davvero innovativo? Costruiamolo insieme!”, per proporre la loro ricetta per la crescita delle competenze per la qualità del lavoro in sanità. L’evento, a cui hanno preso parte più di 500 rappresentanti dei 650mila professionisti della sanità che fanno capo alle Federazioni degli infermieri, delle ostetriche, dei tecnici di radiologia e del Conaps, il coordinamento nazionale di tutte le professioni regolamentate ma ancora non ordinate in Ordini e Collegi, ha visto la partecipazione della ministra Lorenzin, che ha sottolineato: “Le priorità per la prossima legge di Stabilità sono due in particolare: il personale, per un patto di riconoscimento con i lavoratori per il sistema salute e lo sblocco del turn over, per dare l’accesso alla professione; naturalmente anche la stabilizzazione dei precari, che non è una cifra immensa”. Dal canto loro, in sindacati hanno proposto al ministro e ai rappresentanti delle regioni un elenco di 14 punti, il cui numero, non a caso, ricorda quello dei famosi Fourteen Points del presidente Usa Woodrow Wilson. Eccoli: mettere a punto un modello organizzativo che abbia il proprio baricentro nel territorio; prevedere la reale integrazione ospedale-territorio in un modello di continuità assistenziale; implementare le competenze specialistiche per le professioni sanitarie; prevedere standard unici minimi obbligatori, sia professionali che organizzativi, per tutto il territorio nazionale; realizzare indicatori di risultato sia per l’ambito ospedaliero che per quello territoriale; definire le professioni sanitarie e sociosanitarie a livello nazionale, secondo i criteri uniformi fissati dalla comunità europea; ridefinire le competenze e le responsabilità dell’operatore socio-sanitario istituendo realmente un unico percorso di formazione sull’intero territorio nazionale; aprire il confronto con le organizzazioni sindacali, oltre a quello già in essere con le rappresentanze professionali, sulla quantificazione dei fabbisogni di personale per tutte le professioni; progettare corsi universitari di base e post-universitari delle professioni sanitarie con il coinvolgimento del Servizio sanitario nazionale, delle regioni e delle aziende sanitarie e non solo dell’Università; coinvolgere i professionisti sanitari nell’organizzazione dei corsi universitari anche per quanto riguarda la titolarità di docenza, coordinamento e direzione; stabilire diritto all’educazione medica continua (Ecm) per tutti i lavoratori e a spese del datore di lavoro, quale che sia il ruolo ricoperto e /o il tipo di contratto di lavoro applicato; prevedere permessi retribuiti per formazione universitaria ed Ecm anche ai precari; poter acquisire crediti Ecm in ambito universitario, con il rilascio di crediti Cfu; sbloccare definitivamente la riforma degli ordini per valorizzare e garantire la professionalità.

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