Corte Costituzionale e payback Dispositivi Medici: impatto sulle imprese

Le recenti sentenze della Corte Costituzionale (n. 139 e n. 140) riguardanti il meccanismo del payback sui dispositivi medici hanno suscitato un acceso dibattito tra le istituzioni e le imprese del settore sanitario. Le pronunce della Corte, pur riconoscendo alcune criticità del sistema, ne hanno confermato la legittimità costituzionale, sottolineando la necessità di un contributo solidaristico da parte delle imprese fornitrici per garantire la dotazione necessaria alla tutela della salute in un contesto economico difficile.

Le motivazioni della Corte

La Corte ha esaminato il meccanismo del payback, regolato dall’art. 9-ter del decreto legge n. 78 del 2015, che impone alle imprese che forniscono dispositivi medici ai Servizi sanitari regionali di contribuire parzialmente al ripiano dello sforamento del tetto di spesa regionale per tali dispositivi. Per il periodo 2015-2018, è stata prevista una specifica procedura di determinazione dell’ammontare del ripiano a carico delle singole imprese.

La sentenza n. 139 ha dichiarato incostituzionali le disposizioni del decreto legge n. 34 del 2023 nella parte in cui condizionavano la riduzione dell’onere a carico delle imprese alla rinuncia al contenzioso. La conseguenza è che tutte le imprese fornitrici possono ora beneficiare di una riduzione dei pagamenti al 48% senza condizioni.

Con la successiva sentenza n. 140, la Corte ha respinto le questioni di legittimità costituzionale sollevate dall’art. 9-ter del decreto legge n. 78 del 2015 per il periodo 2015-2018. La Corte ha ritenuto che il contributo richiesto alle imprese sia giustificato da ragioni di utilità sociale e non sproporzionato, anche grazie alla riduzione al 48% dell’importo originariamente previsto.

La posizione di Confindustria Dispositivi Medici

Nonostante le argomentazioni della Corte, Nicola Barni, presidente di Confindustria Dispositivi Medici, ha espresso preoccupazione per le gravi ripercussioni economiche che tali decisioni potrebbero avere sull’intero comparto dei dispositivi medici in Italia. Secondo Barni, molte imprese non saranno in grado di sostenere il saldo richiesto dalle regioni, rischiando così di dover avviare procedure di mobilità e licenziamento, di astenersi dalla partecipazione a gare pubbliche e, in molti casi, di interrompere completamente la propria attività nel paese.

Confindustria DM chiede al Governo l’urgente costituzione di tavoli di confronto per gestire la crisi del comparto, sottolineando che l’incapacità delle imprese di provvedere alle forniture potrebbe compromettere la capacità del sistema sanitario di garantire la tutela della salute dei pazienti.

Conclusioni

Il dibattito sul payback dei dispositivi medici mette in luce la difficile ricerca di un equilibrio tra la necessità di sostenere il sistema sanitario pubblico e la sopravvivenza economica delle imprese fornitrici. Le sentenze della Corte Costituzionale rappresentano un tentativo di bilanciare questi interessi, ma la risposta delle imprese suggerisce che potrebbero essere necessarie ulteriori misure per evitare una crisi nel settore dei dispositivi medici. La richiesta di Confindustria DM di un dialogo con il Governo appare quindi una via cruciale per trovare soluzioni sostenibili per tutte le parti coinvolte.

Leggi il comunicato di Confindustria DM

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