Abrogati i Livelli essenziali di assistenza in vigore dal 2011, entrano in scena (fra non poche critiche, specie da parte sindacale) i nuovi Lea, rivisitati dallo schema di Dpcm che, appunto, sostituisce integralmente il Dpcm 29 novembre 2001, recante “Definizione dei Livelli essenziali di assistenza”. Il nuovo provvedimento, che è ormai pronto per la “bollinatura” del Mef e andrà poi ai pareri delle commissioni parlamentari, alle Regioni e al Consiglio dei ministri, è stato predisposto in attuazione della Legge di stabilità 2016 (articolo 1, commi 553 e 554, legge 28 dicembre 2015, n. 208), che ha stanziato ben 800 milioni di euro annui per l’aggiornamento dei Lea (l’impatto complessivo del provvedimento è stimato in poco meno di 772 milioni). Molti i cambiamenti introdotti dal nuovo decreto, che in sintesi definisce le attività, i servizi e le prestazioni garantite ai cittadini con le risorse pubbliche messe a disposizione del Servizio sanitario nazionale, innova i nomenclatori della specialistica ambulatoriale e dell’assistenza protesica, introducendo prestazioni tecnologicamente avanzate ed escludendo prestazioni obsolete, ridefinisce e aggiorna gli elenchi delle malattie rare e delle malattie croniche e invalidanti che danno diritto all’esenzione (oltre 110 patologie in più) descrive con maggiore dettaglio e precisione prestazioni e attività oggi già incluse nei livelli essenziali di assistenza. Tra gli aspetti da segnalare, senza dubbio la parola “fine” (o quasi) al contenzioso sull’appropriatezza delle prescrizioni (art. 16). Insomma, il medico potrà continuare a prescrivere tutto quanto riterrà necessario alla tutela della salute, secondo le evidenze scientifiche e le regole previste dall’organizzazione del Servizio sanitario nazionale, come ricorderà un manifesto che verrà esposto negli studi medici.
I pareri di associazioni e sindacati: molte le critiche
Non mancano, come anticipavamo, i commenti critici: per Anaao Assomed “il nuovo è già vecchio”, visto che continua il “balletto” sui fondi effettivamente necessari: bastano gli 800 milioni stanziati o servono 2 miliardi? Nell’attesa, i cittadini che fanno? Intanto Assobiomedica punta il dito sulla mancanza di innovazione e hi-tech, che rischia di compromettere la qualità del nostro sistema sanitario, e il Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva si preoccupa dell’innalzamento dei ticket, chiedendo al Parlamento di ascoltare le associazioni nell’attività di formulazione dei pareri. Tra le voci più aspramente critiche si leva quella della Fish, Federazione Italiana Superamento Handicap, per la quale nello schema di decreto non trovano posto i dettami della Convenzione Onu sui Diritti delle persone con Disabilità, la legge 18 agosto 2015 n. 134 sulle persone affette da autismo e la recente 112/2016 dello scorso 22 giugno sulle persone affette da disabilità grave e prive di cure familiari. Dal canto suo, il Sindacato Medici Italiani – Smi, invoca un “nuovo patto fra cittadini e Stato” e si deprecano i tagli “che minano questo tipo di provvedimenti”. Contro la scarsità di risorse punta il dito anche Fp Cgil Medici, secondo cui senza risorse non si va molto lontano, ed è controproducente annunciare una serie di prestazioni innovative senza averne le necessarie coperture.