Fondazione Gimbe: ancora troppi sprechi e frodi in sanità. E l’Ocse conferma

Il 6 giugno scorso la Fondazione GIMBE ha presentato presso la Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”, a Roma, il Secondo Rapporto sulla Sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. I grande interesse, in particolare, risulta il capitolo su “Sprechi e inefficienze” in sanità: “E’ evidente –mette in guardia il Rapporto- che in sanità tutti i processi che non migliorano lo stato di salute delle persone generano sprechi, anche se la loro esistenza è motivata da nobili motivazioni. Molto interessante l’aspetto metodologico: Infatti per guidare Governo, Regioni, aziende sanitarie e professionisti nel processo di disinvestimento da sprechi e inefficienze, quale strategia irrinunciabile per contribuire alla sostenibilità del SSN, già dal 2014 la Fondazione GIMBE ha adattato al contesto nazionale la tassonomia di Don Berwick, secondo cui almeno il 20% della spesa sanitaria nei paesi industrializzati viene erosa dagli sprechi. Successivamente, integrando alcune stime disponibili da Istituzioni e organizzazioni nazionali, è stato definito il potenziale impatto delle sei categorie di sprechi sul SSN. Tali stime, sulle quali non sono mancate numerose critiche, sono state confermate dall’OCSE nel gennaio 2017 con il report Tackling Wasteful Spending on Health, secondo il quale le evidenze sugli sprechi in sanità sono inequivocabili e non è più tempo di disquisire sulla loro esistenza, ma bisogna agire senza indugi. Secondo l’OCSE infatti circa 1/5 della spesa sanitaria (2 euro su 10) apporta un contributo minimo o nullo al miglioramento della salute delle persone: considerato che almeno il 9% del PIL (di cui almeno 3/4 di spesa pubblica) viene investito in sanità e che gli sprechi si annidano a tutti i livelli (politica, management, aziende sanitarie, professionisti sanitari, pazienti), tutti gli stakeholder sono chiamati oggi a trovare soluzioni adeguate per tagliare gli sprechi “con precisione chirurgica”. Un aggiornamento delle stime porta a calcolare € 22,51 miliardi di sprechi applicando i parametri OCSE (1/5 della spesa sanitaria) sul consuntivo 2016 di € 112,542 miliardi, riportato nel corso dell’audizione sul DEF 2017 della Corte dei Conti presso le Commissioni Bilancio riunite del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati del 19 aprile 2017.
Il report OCSE identifica due strategie per ridurre gli sprechi: smettere di fare cose che non generano value; utilizzare, se esistono, alternative di efficacia/sicurezza sovrapponibili, ma dal costo inferiore. E tre macro categorie di sprechi: wasteful clinical care, operational waste, governance-related waste. Fra i fattori che generano sprechi in Italia, oltre a sovra e sotto-utilizzo, spiccano frodi e abusi (oltre 50 tipologie di frodi che sottraggono ben 5 miliardi al SSN): negli anni si è radicata in Italia una vasta rete del malaffare che erode costantemente preziose risorse alla sanità pubblica, settore particolarmente esposto a fenomeni opportunistici, perché caratterizzato da un inestricabile mix di complessità, incertezze, distorsione delle informazioni scientifiche, qualità poco misurabile, conflitti di interesse, corruzione, estrema variabilità delle decisioni cliniche, manageriali e politiche. Tutti questi fattori rendono il sistema poco controllabile. Per non parlare degli acquisti a costi eccessivi e dell’inadeguato coordinamento dell’assistenza.

 

Link Rapporto Gimbe

 

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