La capacità di presidiare e rafforzarsi sui mercati internazionali continua a rappresentare la principale chiave di successo dell’industria farmaceutica italiana. Il comparto è capitanato da 13 aziende, ancora nelle mani delle famiglie fondatrici, che continuano a credere che investire in ricerca sia la via migliore per trovare nuove soluzioni terapeutiche per i pazienti e rafforzare il business. Secondo un Rapporto Nomisma sulla farmaceutica italiana presentato ieri a Roma, infatti, la cifra stanziata in ricerca e sviluppo dalle “Fab13” ha superato il miliardo di euro nel 2018 (+10,8% rispetto al 2017) a fronte dell’intero comparto che impiega 1,5 miliardi.
Secondo Nomisma, i ricavi aggregati delle Fab13 sono cresciuti ininterrottamente negli ultimi dieci anni per arrivare nel 2018 a circa 11,6 miliardi (+4% sul 2017) coinvolgendo 43mila addetti, cresciuti a livello globale di quasi 1.400 unità in un anno (+3,3%). L’espansione ha riguardato principalmente le sedi estere, laddove all’interno dei confini nazionali i livelli di occupazione sono rimasti pressoché stabili (-0,6%). “Ma l’Italia – sottolinea Nomisma – continua a rappresentare il luogo prioritario delle Fab13 per le attività a maggior valore aggiunto, la base da cui prendono avvio i processi decisionali e la spinta all’innovazione, ossia headquarter e ricerca”.
A governo e Parlamento, dunque, l’industria farmaceutica sollecita anche la stabilità delle regole. Le aziende continuano ad investire e a creare occupazione in Italia, e al Governo chiedo solo stabilità. L’intervento delle autorità sui prezzi dei nostri farmaci mettono in difficoltà gli equilibri industriali e con essi la capacità di investire e dare lavoro delle aziende.
Le incertezze, tuttavia, per ora non frenano l’export che continua a macinare record: dopo la crescita del 2018 (25,9 miliardi, +4,7% rispetto al 2017) le prospettive restano positive anche per il 2019 con un balzo del 12,6% a quota 16,1 miliardi nel primo semestre.
Fonte: Il sole 24 ore