“Prezzi” di riferimento Anac, l’incertezza regna sovrana

Torniamo sui prezzi di riferimento Anac per il servizio di pulizia in ambito sanitario: riavutici dalla “sorpresa” di vederli pubblicati, diciamo pure abbastanza in sordina, con delibera n. 213 del 2 marzo scorso (pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 84 del 11/04/2016), è il momento di fare alcune primissime considerazioni.

C’è vera apertura?

La prima, e potremmo dire preliminare, è di “opportunità”: proprio mentre il numero uno di Anac Raffaele Cantone, in una recente intervista alla Fare, ha detto a proposito delle prossime Linee Guida che integreranno il Codice degli appalti che la vera novità sarà il coinvolgimento, nella loro definizione, degli stessi operatori dei vari comparti, l’Anticorruzione esce con l’aggiornamento dei prezzi di riferimento nonostante (e la cosa era più che ufficiale) le imprese e le associazioni datoriali, ma anche gli stessi rappresentanti delle committenze pubbliche, riuniti nel “Tavolo committenza-imprese” promosso da PA net e insediatosi presso IntercentER, stessero lavorando proprio per fornire all’Anac una “base informativa” per stabilire i prezzi di riferimento in ambito sanitario: una “presa in contropiede” che non potrà certo sfuggire agli addetti ai lavori”, e che potrebbe apparire, se non altro, una contraddizione metodologica. L’auspicio è che tale determinazione rappresenti più che altro una base sulla quale ragionare concretamente in un dialogo davvero aperto alle parti, e non un punto di arrivo granitico e indiscutibile.

Non prezzi, ma formule

C’è poi da chiarire un aspetto: si dice “prezzi” ma sarebbe meglio dire “formule”, perché a differenza di quanto fatto con altre tipologie di forniture (ad esempio siringhe e altri dispositivi medici), e a differenza di quanto fatto in precedenza (2012) per le stesse pulizie, in questo caso l’allegato “A” non contiene vere e proprie indicazioni numeriche, ma complicate formule che, di per sé, risultano difficili da interpretare. A sottolinearlo è Sandra Zuzzi, presidente di Fare, che tiene molto a questa distinzione: “In assenza di numeri chiari è davvero difficile fare ogni tipo di considerazione. Credo che si debba aspettare l’applicazione di queste formule in casi e situazioni concrete, e poi iniziare a ragionarci. Spero che da parte dell’Anac ci sia apertura in questo senso.” A parziale aiuto delle amministrazioni (e di riflesso delle imprese che concorrono alle gare), va detto, ci sono fogli di calcolo Excel che, attraverso la compilazione di appositi format (cioè, in pratica, spuntando opzioni del tipo “c’è un presidio”, “dipendenti interni addetti al servizio”, “viene eseguita la raccolta rifiuti” o cose simili). Alla fine dell’operazione si “scopre” se il prezzo attualmente in applicazione è o non è in linea con i “prezzi di riferimento”.

Brugnoletti: “Un atto impugnabile”

“Ad essere sincero -ammette l’avvocato Massimiliano Brugnoletti, che sta seguendo con molta attenzione la vicenda- in assenza di un dato numerico comprendere le formule non è semplice. Ovviamente bisognerà vederle applicate. Si può fare però una considerazione metodologica: anche se il campione statistico appare decisamente più rappresentativo del precedente grazie anche a un accordo con l’Istat che ha fornito una base senza dubbio più attendibile, non mi pare corretto paragonare situazioni tento eterogenee. Ciò vale a prescindere dai numeri, e sarebbe valido anche se si fosse preso un campione ancora più rilevante.” In effetti le formule non tengono conto dei necessari correttivi in funzione della tipologia della struttura e della sua ubicazione territoriale, e questo è un grave handicap considerando le situazioni molto diverse da zona a zona d’Italia e la grande disomogeneità delle strutture, che comportano necessarie differenze nelle modalità di erogazione del servizio.  Ma c’è anche un altro aspetto da tenere in considerazione. In attesa di capire se e in quale misura questi prezzi siano vincolanti, va detto che “anche questo, come tutti gli atti dell’Anac, è impugnabile perché non ha valore di legge.”

Incertezza anche sul fronte imprese

Anche sul fronte imprese regna l’incertezza. C’è chi lamenta, seguendo il ragionamento di Brugnoletti, il fatto che nel “medione” dell’Anac non si sia tenuto conto di aspetti molto rilevanti, come i costi di un vero controllo eseguito con tutti i crismi. Ciò mentre era al lavoro un tavolo che proprio dalla differenza concettuale fra “costo” e “prezzo” era partito. Di tutto questo, dicono alcuni, non c’è traccia nel provvedimento Anac che, anzi, utilizza prezzi di partenza condizionati dalla massiccia applicazione dell’allegato “p” al Regolamento 207/2010 che, come si ricorderà, rappresentava un “invito” al ritorno del massimo ribasso. Ma ciò che tutti sottolineano è l’impossibilità di capire con certezza di che cosa si stia parlando, e va anche detto che molti, nel momento in cui scriviamo, non sapevano neppure dell’aggiornamento dei prezzi (o formule che dir si voglia). E così il clima è quello tipico dell’attesa, fra incertezze e primissime valutazioni abbozzate. Su tutti vale la voce di Renato Spotti, di Dussmann: “La formula in sé non è facile da valutare, occorrerà aspettare di applicarla nel concreto. Anche perché il foglio Excel contiene indicazioni molto generiche e difficili da inquadrare e interpretare correttamente. Voglio dire: un conto è mettermi a tavolino, un altro è vedere cosa sto facendo nell’ospedale “x” e fare considerazioni concrete. Al momento, non essendoci prezzi in chiaro, risulta praticamente impossibile ragionare.”

 

 

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