Diritto alla privacy, diritto alla salute: due principi sacrosanti, due diritti del cittadino che lo Stato ha il compito di tutelare. E qui iniziano i guai, perché molto spesso accade che questi due diritti entrino in conflitto fra di loro e che l’esigenza di tutelare la protezione dei dati personali e sensibili rischi di impedire la corretta erogazione delle cure sanitarie. Il problema, inoltre, è reso ancor più complicato dal rapido e sempre più diffuso processo di digitalizzazione in atto nel sistema sanitario. A questo punto, quale diritto prevale in caso di “conflitto”, e chi deve occuparsene? L’allarme è lanciato dal Sole 24 Ore Sanità, dove si legge in un recente commento (7 marzo 2016): “Nel processo di digitalizzazione della sanità, in particolare nell’ambito delle banche dati contenenti le informazioni sullo stato di salute dei pazienti accessibili dagli operatori sanitari, la volontà virtuosa di velocizzare le procedure e migliorare i servizi ha portato alla proliferazione di archivi “delocalizzati”: i cosiddetti dossier sanitari elettronici istituiti presso ciascuna struttura sanitaria. In assenza di una cornice normativa in materia, il Garante ha svolto un ruolo di supplenza quando (4 giugno 2015), ha emanato apposite Linee guida in materia di Dossier sanitario per provare a dare un po’ di ordine a iniziative disomogenee e per garantire l’esattezza, l’integrità e la disponibilità dei dati, nonché la protezione da rischi di accessi non autorizzati o trattamenti non consentiti. Perché, allora, mancano le norme di legge sul dossier sanitario? La risposta è semplice: perché il legislatore ha scelto un’altra strada e ha investito su un altro strumento, il fascicolo sanitario elettronico che ha il pregio, rispetto al dossier sanitario, di accumulare le informazioni cliniche non di una singola azienda, bensì di tutti gli organismi sanitari di ogni Regione. Questo percorso ormai è ben tracciato e condiviso: il Parlamento ha approvato la legge, il Ministero ha emanato il regolamento, e anche il Garante ha dato un contributo importante, nel senso di rafforzare le garanzie in termini di potere di scelta consapevole dei pazienti e di irrobustimento delle fondamentali misure di sicurezza nella comunicazione e conservazione dei dati. Oggi, a fronte di statistiche ancora basse sulla diffusione dei fascicoli sanitari attivati, spetta alle Regioni un passo deciso sia nella direzione della definitiva attuazione del percorso di implementazione sia, al contempo, nel far comprendere ai cittadini l’importanza che questo strumento riveste per l’erogazione delle cure migliori.”
Link linee guida 4 giugno 2015
http://www.garanteprivacy.it/web/guest/home/docweb/-/docweb-display/docweb/4084632