Il Rapporto dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità, edizione 2016, è stato presentato il 19 ottobre scorso da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato. Il quadro che emerge è un SSN spaccato a metà.
Tempi di attesa record. Le liste più lunghe si registrano per la mammografia: 122 giorni nel 2017 (+60 giorni rispetto al 2014), ossia quasi 4 mesi in media, passando dagli 89 del Nord-Ovest ai 142 di Sud ed isole; segue la colonscopia con 93 giorni in media (+6), con punte di 109 al Centro e un minimo di 50 al Nord-Est; la visita oculistica con 87 giorni (+18 rispetto al 2014). Anche dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute (2014), Calabria, Campania, Lazio e Molise risultano inadempienti sulle liste di attesa..
Disagio economico. A causa delle spese sanitarie non rimborsate dal Ssn, le famiglie delle Sardegna e della Sicilia risultano essere quelle più in difficoltà. All’estremo opposto troviamo quelle di Emilia Romagna e Trentino-Alto Adige, dove solo rispettivamente il 2,6% e il 2,1% delle famiglie residenti è in condizioni di disagio economico per spese sanitarie.
Caos ticket. L’importo varia di regione in regione: ad esempio, per una visita specialistica si passa dai 16,5 euro delle Marche ai 29 del Friuli Venezia Giulia, per l’analisi dell’ormone della tiroide (Tsh) si passa dai 5,46 della Liguria ai 13,22 della Sardegna. Per quanto riguarda il superticket sulla ricetta, solo Basilicata, Sardegna e Provincia autonoma di Bolzano non lo applicano; in 8 regioni (Abruzzo, Liguria, Lazio, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia) si pagano 10 euro in più su ogni ricetta, mentre le altre adottano misure alternative alla quota fissa.
Emergenza-urgenza. Il tempo ritenuto accettabile per un soccorso efficace degli operatori sanitari è compreso entro i 18 minuti. Nel nostro Paese si oscilla dalle punte minime di Liguria (13 minuti), Lombardia (14 minuti), Lazio (15 minuti), Toscana, Emilia-Romagna, Sicilia, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Piemonte, all’opposto di Sardegna (23 minuti), Calabria e Molise (22 minuti), ma soprattutto della Basilicata (27 minuti).
Sicurezza delle cure e ammodernamento tecnologico. L’investimento destinato è di 24 miliardi: queste risorse sono state spese da Bolzano, Friuli Venezia Giulia e Calabria che le hanno devolute per il 100% agli ospedali, seguiti da Campania, Trento, Puglia. Nel 2015 però i cittadini hanno continuano a segnalare al Tdm fatiscenza delle strutture (28,1%), scarse condizioni igieniche (30%) e problemi con macchinari e strumenti perché rotti o malfunzionanti (42%)..
Infezioni ospedaliere. Secondo il Rapporto annuale sulle attività di ricovero (Sdo) del ministero della Salute, pubblicato nel 2015, le infezioni ospedaliere registrate sono in aumento (22.000 nel 2015, quasi 4.000 in più rispetto al 2007) nella maggior parte delle regioni, ad eccezione di Province autonome di Trento e Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Abruzzo, Molise, Puglia e Sicilia.
Coperture vaccinali e adesioni agli screening
Su nessuna vaccinazione dell’infanzia, l’Italia raggiunge in tutte le Regioni la copertura raccomandata del 95%.
Sul vaccino antifluenzale per over 65, siamo fermi a poco più del 50% (rispetto al 75% raccomandato): la copertura vaccinale è maggiore in Umbria con il 63,1%; seguono Calabria e Puglia, al di sopra del 57%. Il dato più basso si registra nella Provincia Autonoma di Bolzano 37,3%.
Screening mammografico. Nonostante siano aumentati gli inviti recapitati nel 2015, restano disuguaglianze territoriali: l’invito al Nord raggiunge quasi tutte le donne, oltre 9 su 10; al Centro poco meno di 9 su 10 ricevono l’invito; al sud solo 6 donne su 10.
Programma di azione per il contrasto alle disuguaglianze in sanità
1) Attuazione, non solo recepimento formale, di provvedimenti (leggi, decreti, ed in particolare accordi stato regioni) approvati. In particolare è necessario aumentare la capacità di monitoraggio e verifica del Ministero della Salute nei confronti delle regioni e di applicare gli strumenti di intervento, come il commissariamento, nei casi di inadempienza, come previsto dall’art. 120 Costituzione.
2) Rafforzare, innovandolo, l’attuale sistema di monitoraggio dei Lea attraverso:
– la partecipazione di rappresentanti di cittadini, elemento di terzietà, nella Commissione nazionale per l’aggiornamento dei LEA; – l’aggiornamento degli indicatori inserendo questioni prioritarie per i cittadini.
3) Rivedere lo ‘strumento’ dei piani di rientro: dalla verifica quasi esclusiva sui conti, al rafforzamento della garanzia dei servizi.
4) Ridurre e intervenire sulle attuali differenze di performance degli apparati amministrativi regionali e aziendali.
5) Eliminare le duplicazioni di centri decisionali, responsabilità e funzioni tra i diversi livelli (centrale, regionale e aziendale), come accade nell’ambito dell’assistenza farmaceutica.
6) Lavorare alla revisione delle norme sui ticket abolendo innanzitutto il superticket, tassa iniqua che ha alimentato le disuguaglianze e aumentato i costi delle prestazioni sanitarie, costringendo le persone a rinunciare alle cure, pur avendone bisogno.