Il 27 giugno, a Roma, è stato presentato il rapporto I-Com (Istituto per la competitività) dal titolo “Inside out. L’impatto dell’innovazione farmaceutica su spesa sanitaria e costi sociali e previdenziali”.
Dall’inside all’outside in 4 capitoli
Lo studio, curato dal presidente I-Com Stefano da Empoli e dal direttore Area Innovazione Davide Integlia, in un’ottantina di pagine dedicate a diversi temi (4 capitoli più le conclusioni), ha l’obiettivo di analizzare l’innovazione in ambito farmaceutico e i possibili impatti della qualità delle cure sulla spesa sanitaria (inside the box) e sulla spesa sociale (outside the box).
Rivedere la governance
Partendo da tali presupposti, le riflessioni emerse servono ad accendere i riflettori sul fatto che investire in farmaci che consentano un aumento significativo del tasso di sopravvivenza dei pazienti non solo migliora la qualità della vita di molti cittadini ma può determinare una riduzione della spesa per le altre voci della spesa sanitaria e per le prestazioni previdenziali e assistenziali. Naturalmente, si tratta di possibilità che occorre investigare con sufficiente rigore e di cui bisogna avere adeguata contezza prima di arrivare a trarre conclusioni definitive. Tuttavia, l’attuale quadro di governance della spesa farmaceutica, fondato su silos-budget, rischia di essere una cassetta degli attrezzi sempre più obsoleta, nel momento in cui ad essa viene chiesto di guidare una realtà in movimento, dove le interdipendenze tra singoli capitoli di spesa, seppure da stimare nella loro precisa entità, emergono sempre più chiaramente.
Investire sul farmaco innovativo
Tra le considerazioni più interessanti, quella secondo cui una diminuzione degli investimenti sui farmaci innovativi potrebbe causare un’accelerazione degli esborsi pubblici su altre voci di spesa sanitaria ma anche sui costi assistenziali e previdenziali (outside, appunto). Basti pensare che tra il 2005 e il 2016, la spesa farmaceutica a carico del Ssn si è ridotta del 71% a fronte di un aumento del 33% della spesa per prestazioni previdenziali e assistenziali per malattia e invalidità. In termini assoluti questo significa una riduzione complessiva di 3,4 miliardi di euro per la spesa farmaceutica a fronte di un aumento di circa 8 miliardi della spesa per prestazioni erogate in regime di previdenza e assistenza per la copertura del rischio di malattia e invalidità. Il ruolo del farmaco insomma, secondo il Report, è fondamentale per la qualità complessiva dell’offerta sanitaria.