Decima edizione per il “Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica” della Corte dei Conti, presentato a Palazzo Koch, a Roma, il 29 maggio scorso. Con importanti indicazioni per quanto concerne l’evoluzione delle dinamiche della spesa per la sanità.
115 miliardi, il 6,6% del Pil
Ma diamo qualche numero: sono 115,4 i miliardi di euro spesi nel 2018 per la sanità. Siamo al 6,6% del Pil, inferiore di quasi un miliardo rispetto a quanto preventivato a settembre e decisamente sotto controllo rispetto al Def 2014, che stimava una flessione Pil al 6,8% alla fine del quinquennio ma su livelli assoluti più elevati, pari a 121,3 miliardi. Un’incidenza sulla spesa primaria in lieve calo dal 14,8% del 2013 al 14,6% del 2018, confermata dal quadro tendenziale: 6,4% sul Pil a fine periodo e 14,4% sulla spesa. Sul versante entrate, la compartecipazione sulle prestazioni cresce dell’1,1% ma, a considerare anche i ticket sui farmaci, il contributo chiesto ai cittadini aumenta nel 2018 del 2,6%. Quasi tutte le Regioni beneficiano degli incassi da payback dovuti allo sfondamento dei tetti sugli acquisti diretti di farmaci.
I nodi strutturali
Tra i nodi strutturali: la difficoltà a garantire Livelli essenziali di assistenza domiciliare o per la gestione di anziani e disabili, l’eccessivo ricorso ai tagli cesarei e un livello di prevenzione al di sotto della soglia critica. La capacità di controllare la spesa insomma non va di pari passo con la governance locale, in difficoltà nella programmazione e con una dotazione strutturale ancora carente negli ultimi cinque anni, malgrado la lieve crescita degli investimenti registrata nel 2018. Eppure il progressivo invecchiamento della popolazione e le innovazioni nelle cure, destinati ad accrescere il fabbisogno del settore e a porre sfide importanti al carattere universalistico e solidale del sistema impongono un cambio di passo.