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editoriale La FARE…. quale futuro? Ciccio De Nicolo Le più recenti norme nazionali e regionali unitamente ai nuovi modelli organizzativi, Presidente AEP e L tutti finalizzati alla logica del contenimento della spesa ed al controllo esasperato delle procedure, possono indurre al pessimismo. In realtà la Consip prima, poi le centrali di acquisto regionali, gli accorpamenti delle aziende USL e la esternalizzazione anche delle funzioni degli acquisti e le farraginosità del Codice dei Contratti, individuano chiaramente la volontà politica di rivedere ed incidere sul sistema degli acquisti pubblici, evidentemente ritenuto non idoneo o troppo costoso. In più occasioni abbiamo contestato queste scelte ritenendole sbagliate rappresentando i danni alla libera concorrenza, alla qualità dei servizi, al mercato in genere, alla occu- pazione soprattutto al Sud. Abbiamo evidenziato più volte che le vere economie vanno ricercate più coraggiosa- mente altrove, in particolar modo nella razionalizzazione delle reti ospedaliere, nel conte- nimento della spesa farmaceutica esterna e del convenzionamento con le strutture private, nella necessità di programmazioni serie del Piano Sanitario Nazionale e di quelli Regio- nali, nella più idonea utilizzazione delle risorse umane. Purtroppo nulla, nessuna risposta. Tutte le forze politiche, in buona o cattiva fede, perse- guono l’obiettivo di risparmio con soluzioni disastrose che, come nel mercato globaliz- zato, illudono in economie inesistenti (in realtà generano monopoli), riducono l’autonomia gestionale e distruggono Professionalità, comprese quelle delle nostre associazioni. Alcuni colleghi sono sfiduciati, qualcuno è pessimista, molti per fortuna, la maggioranza, invece credono ancora nel proprio ruolo e con rinnovata passione si adoperano per far intendere con i fatti che gli accorpamenti in genere possono avere un ritorno di economie se non spinti oltre un certo livello al di lá del quale determinano solo gravi diseconomie e disfunzioni. Sta di fatto che questa sfida sembra aver stimolato associazioni e federa- zione che hanno ritrovato forte non solo il senso di appartenenza, quanto la coscienza della propria professionalità e soprattutto il contenuto etico dell’essere “dirigente”. Il fermento critico e civile che ne consegue mi meraviglia e infonde fiducia. Per questo non sono pessimista, anzi, credo che pur in un percorso ancora lungo da consumarsi, il Provveditore e la Fare ritroveranno, per necessità dell’Ente Pubblico, la dimensione più utile e dignitosa che compete loro. Le Associazioni ne sono consapevoli e collaborano più che mai. L’intero Direttivo della FARE mi è sembrato più che motivato e propositivo come non ricordavo da tempo, le Associazioni regionali crescono in numero e soprattutto in qualità, l’immagine della FARE si va sempre più accreditando ed il confronto interno è indice di vitalità. Riscopro una Fare attiva, effervescente, fiduciosa e cosciente del lavoro fatto e da farsi. Il futuro della FARE dipenderà anche da noi e le prospettive in questo clima di ritrovata partecipazione non possono che essere ottimistiche. TEME 4.08 3
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